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Commissione d'inchiesta sulle banche

approvata con le "regolette".

Dopo 31 miliardi di salvataggi spesi per sette banche in tre anni, e decine di migliaia di risparmiatori coinvolti, è stata approvata la legge per l’istituzione della nuova Commissione d’inchiesta su banche e sistema finanziario.

L’istituenda Commissione, che entrerà in vigore il prossimo 16 aprile, è l’espressione concreta di una linea di razionalizzazione che si vorrebbe dare al nostro sistema bancocentrico.

Un sistema che come minimo per sintonizzarlo alla società ha bisogno di una generale messa a punto.

Se non addirittura di un vero e proprio ammodernamento.

E per la verità doveva essere sufficiente a convincere  dell’opportunità di questa inversione di rotta, la semplice constatazione dei risultati conseguiti.

Invece,  nel dubbio che la nuova Commissione bicamerale si potesse trasformare in un tentativo di riforma, il via libera è assiomaticamente arrivato con le “regolette” nessun processo riformatore, trattandosi di banche, potrà mai esserci.

Un muro alzato a difesa di Palazzo Koch.

In pratica all’organo investito della responsabilità di fare luce sugli scandali creditizi e le anomalie dell’intero sistema bancario, arriva prima del si, un altolà. 

Il dubbio, secondo Mattarella è che l’attività della Commissione  si traduca in un processo pubblico a Bankitalia e provochi, in un momento come questo e col pericolo di una nuova crisi finanziaria, una destabilizzazione al settore del credito bancario.

Questi i motivi o gli alibi messi avanti dal Capo dello Stato per scoraggiare qualsiasi interferenza della commissione sulla libertà di iniziativa delle banche e le morfologie applicative utilizzate da queste nell’esercizio dell’attività.  L’avvertimento è chiaro: rispetto per l’autonomia delle autorità di vigilanza e niente interferenze . 

Principi  e preoccupazioni condivisi anche da Maria Elisabetta Alberti Casellati, che nel suo discorso ribadisce “i componenti  della commissione d’inchiesta saranno esperti del settore”.  

 

La preoccupazione: Bankitalia

Atteggiamenti irrituali, che  più di prudenza sanno di un conservatorismo istituzionale stanco come quello che caratterizza la posizione di quasi tutti gli altri schieramenti politici. E che blocca, da anni, ogni proposito riformatore.

La ripetizione delle “regolette” deriva più che da ogni altro fattore, dalla necessità di tracciare limiti di azione e, di fatto, rimandare il problema. Anche se d’interesse generale.

Insomma un muro alzato a difesa del sistema bancario che suona però più come una delegittimazione. 

La preoccupazione  data l’estensione del mandato, è che nel mirino ci possa essere Bankitalia.  O forse più.

Tante competenze, niente segreti.

Le competenze della nuova commissione d’inchiesta in effetti sono molte e riguardano un ampio ventaglio di temi sui quali non potrà più essere opposto il segreto d’ufficio né il segreto bancario e professionale.

La Commissione, che negli esami e investigazioni procede con gli stessi poteri e limitazioni della magistratura, è chiamata a svolgere, questa volta senza limiti di incarico – è previsto che duri per l’intera legislatura –  indagini su diversi aspetti dell’attività bancaria e creditizia.   

L’organo dovrà occuparsi infatti di verificare l’esercizio di vigilanza  sul sistema bancario, le condizioni per l’istituzione di una procura nazionale per i reati bancari e finanziari. Oltre che occuparsi della congruità della normativa delle autorità di vigilanza in materia di incompatibilità e conflitto d’interesse. Del recepimento e applicazione della disciplina europea in materia di vigilanza e requisiti prudenziali, degli istituti di credito cooperativo; fino al percorso dell’Unione Bancaria a livello europeo, in merito alla disciplina, l’attività e le norme emanate dalle Autorità di vigilanza.

Ma non solo.

Nel mandato  anche l’analisi del sistema dei confidi, delle agenzie di rating e dei sistemi di informazione creditizia, dell’utilizzo degli strumenti derivati da parte degli enti pubblici.

E poi ancora  debito pubblico e relative regole sulla cartolarizzazione delle sofferenze connesse alla garanzia dello Stato; fondazioni bancarie e disciplina a tutela del risparmio. 

Ora, non resta che capire se le “regolette” riusciranno a fermare l’azione politica e di nuovo avranno la meglio. O si tradurrà, il lavoro della Commissione, in moneta per la democrazia .

In ballo ci sono appena 220 miliardi  di tasse, ogni anno, evase dalle banche, che forse sarebbe bene esigere.  

M.C.F.©riproduzione riservata 

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