Identificata dall’OMS come una possibile minaccia globale, la Malattia X, anche se in quel momento sconosciuta e inesistente, era stata aggiunta all’elenco degli agenti più temibili insieme alla Febbre emorragica Congo-Crimea, l’Ebola, il Virus Marburg, la Febbre di Lassa, la Mers, la Sars, il Virus Nipah, la Febbre della Rift Valley, la ZIKA, quale indirizzo di ricerca.
Ovvero per sensibilizzare e spronare i governi di tutto il mondo ad attrezzarsi adeguatamente nell’eventualità di trovarsi di fronte a un’epidemia inaspettata.
Magari originata da una mutazione biologica, o causata da eventi come un incidente di laboratorio o un attacco terroristico.
Insomma ci avevano messo in guardia che prima o poi ci saremmo potuti trovare a dover combattere un’emergenza di salute pubblica ed epidemiologica particolarmente aggressiva verso la quale non ci sono cure ne vaccini .
Non basteranno settimane per contrastare il fenomeno
Eppure quell’ipotetica e inesistente Malattia X – questa la buona notizia -, anche se non siamo ancora arrivati al peggior evento pandemico, visto l’evolversi dei fatti, aveva una sua ragione per essere temuta.
La brutta notizia, invece, è che le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica, avevano una logica ancorata a elementi concreti diventate purtroppo una crudele realtà.
Così mentre il mondo combatte una guerra impressionante contro il tempo, per trovare la soluzione alla contagiosità di un virus verso il quale non ci sono né cure né anticorpi né vaccini, l’apprensione, anche della politica delle polemiche e dei ricatti italiana, si arresta attonita.
Allo stato attuale non si sa difatti quanto tempo ci vorrà per trovare il bandolo della matassa e tornare ad una normalità.
Di sicuro non basteranno settimane.
Le misure per una malattia pronta a diventare endemica. E intanto è caccia all'untore
Intanto in Italia quello che doveva essere il caso zero del focolaio nella lodigiana, ora non lo è più.
Una cosa che cambia completamente il quadro e rimette in primo piano il problema del contenimento.
Nessuno infatti ha voglia di rischiare, neppure gli editori che hanno blindato persino l’attività dei giornalisti generalmente impegnati a scavalcare zone di conforto in nome della professione.
Intanto, dopo la rapidità con cui i casi si sono evoluti i casi nel nostro Paese, sono allo studio nuove misure di isolamento per tutte le zone in cui si sono sviluppati focolai, con lo scopo di impedire e contenere l’espandersi di un’epidemia che fino a qualche ora fa sembrava sotto controllo e che adesso potrebbe diventare endemica.
Niente in realtà fa più paura di una pandemia.
Eppure nessun governo, nonostante le indicazioni delle autorità sanitarie, si è posto prima di adesso il problema, tagliando e limitando preziose risorse alla ricerca che oggi devono infatti essere stanziate con urgenza per poter riuscire a bloccare il contagio del virus.
E mentre in Cina, dopo le massicce e drastiche misure messe in atto, è sceso il numero di casi accertati da COVID-19, fuori dalla zona, epicentro della malattia, la situazione peggiora.
La seconda catena di contagio, ha portato difatti a un triste primato occidentale.
In particolare per l’Italia dove, con oltre 52 nuovi casi positivi, si è delineato un quadro non poco problematico e anzi addirittura allarmante anche secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica che ora mostra preoccupazione soprattutto per i nuovi focolai scoppiati fuori dal continente cinese.
Soprattutto in Corea del Sud e in Iran, dove i contagiati complessivi ad oggi sono quasi 500 e sette le vittime.
Bilancio che potrebbe ragionevolmente aggravarsi e aprire a nuovi sviluppi; soprattutto nei paesi africani, meno attrezzati e meno pronti a fronteggiare l’emergenza in caso di contagio.