Home » webzine » rubriche » nota diplomatica » La fine dell’amicizia – negli USA collasso della socialità

Il ruolo degli amici nella vita sociale americana sta vivendo un netto declino. E negli paesi occidentali?

La pandemia c’entra, ma il grosso dell’abbassamento si era verificato ben prima dell’arrivo del COVID.

Il filosofo e sociologo tedesco Theodor Adorno (1903-1969), rifugiatosi negli Usa durante la Seconda guerra mondiale, scherzava sull’ossessiva raccolta di dati numerici da parte degli americani, chiamando il paese gli “Statistici Uniti” d’America.

Da allora l’ossessione numerica degli Usa è solo cresciuta.

Gli americani raccolgono e analizzano dati su tutto—al punto che, anziché essere un popolo che ‘fa’ tendenza, forse sono semplicemente bravi a identificare le mode passeggere prima degli altri.

Comunque sia, l’ultimo trend emerso nel Paese sembra essere che gli statunitensi si piacciono sempre meno…

I dati

Secondo dati pubblicati dallo U.S. Census Bureau—l’equivalente nazionale dell’Istat italiano—a partire dal 2014 ci sarebbe stato un collasso della ‘socialità’ negli Usa. Tra il 2010 e il 2013 il tempo medio passato ogni settimana dagli americani con i propri amici era stabile a circa sei ore e mezzo, essenzialmente lo stesso valore dei due decenni precedenti.

Nel 2019 invece il tempo che il cittadino Usa medio passava in compagnia di amici e parenti era calato a solo quattro ore—un crollo del 37% in cinque anni, questo già prima dell’avvento del COVID. Da allora il tempo medio passato in compagnia ‘amicale’ negli Usa è precipitato ulteriormente a solo due ore e 45 minuti alla settimana—una caduta del 58% relativo al periodo 2010-2013.

Per quanto il fenomeno sia presente in tutti i gruppi d’età, risulta particolarmente forte tra i teenager, una popolazione spesso considerata ‘notoriamente’ sociale. Rispetto al periodo 2010-2013, nel 2021 i giovani americani di età compresa tra i 15 e i 19 anni hanno passato settimanalmente circa 11 ore in meno con gli amici—un incredibile calo del 64% in meno di un decennio. Da cosa nasca la repentina trasformazione è oggetto di dibattito.

La tendenza

La pandemia c’entra, ma il grosso del abbassamento si era verificato ben prima dell’arrivo del COVID. L’ipotesi più accreditata è che il calo dipenda soprattutto da una sorta di sostituzione della compagnia degli altri con quel simulacro di contatto  umano che è arrivato con l’utilizzo di Internet e, specialmente, della telefonia cellulare, la cui penetrazione del mercato negli Usa ha superato il 50% proprio nel 2014.

L’ipotesi più accreditata è che il calo dipenda soprattutto da una sorta di sostituzione della compagnia degli altri con quel simulacro di contatto  umano che è arrivato con l’utilizzo di Internet e, specialmente, della telefonia cellulare, la cui penetrazione del mercato negli Usa ha superato il 50% proprio nel 2014. Fosse così, si tratterebbe comunque più di una constatazione che di una spiegazione.

Come mai gli americani hanno imparato, e così in fretta, a preferire il contatto ‘mediato’ con la realtà circostante rispetto a una relazione diretta? Per ora, ogni risposta vale un’altra ed è inutile dilungarsi troppo. C’è piuttosto da chiedersi se lo stesso fenomeno si stia presentando o meno negli altri paesi occidentali—o se la ‘dissociazione’ Usa rappresenti invece una sorta di crisi di nervi nazionale in atto solo in quel paese.

Nota diplomatica di James Hansen 

Biografia dell’autore:

James Hansen è un ex diplomatico di carriera e giornalista. In Italia dal 1975, dopo aver svolto vari ruoli nel servizio estero americano, è stato vice-console degli Stati Uniti a Napoli, per poi passare al giornalismo. Corrispondente di diverse testate tra cui l’International Herald Tribune e il Daily Telegraph, è stato portavoce di personaggi come De Benedetti e Silvio e alla guida degli uffici stampa di Olivetti, Fininvest e Telecom Italia.
Dopo essere stato direttore editoriale di EAST, il periodico di politica internazionale ed economica edito da Europeye, oggi Hansen è presidente di una società di consulenza di relazioni internazionali, con sede a Milano, Hansen Worldwide, che consiglia importanti società e istituzioni; e dirige la News smart settimanale Nota Diplomatica, un’iziativa editoriale che conta migliaia di abbonati.

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