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Spacchiamo tutto! La nazionale di calcio scatena l’ira di Pechino.

L’incapacità calcistica a livello internazionale è estremamente imbarazzante per il paese del Drago

‘Gli atleti cinesi sono di indubbio valore in molti campi, tranne in quello che forse più importa alla massa della popolazione’.

La Cina, per quanto al momento appaia in una fase di ‘ri-chiusura’ rispetto al mondo esterno, negli ultimi decenni ha fatto enormi—per non dire incredibili—passi in avanti economici, scientifici e in molti altri campi.

Ha però anche ‘bucato’ qualcosa: dal punto di vista calcistico non è mai valsa una cicca.

È un problema molto sentito nel paese ‘del Drago’, con riflessi anche politici.

Tempo fa, Nancy Pelosi—la ‘Speaker’ della Camera dei rappresentanti Usa, capo del Partito Democratico e, per acclamazione universale, la donna più potente della politica americana—ha pensato di fare visita a Taiwan, provocando l’ira di Beijing che ha ruggito minacce di fuoco e fiamme se non avesse rinunciato  al viaggio.

La Pelosi c’è andata lo stesso, e non è successo niente, ma l’episodio non è passato inosservato all’interno del Paese, dove l’accaduto—o meglio, il non accaduto—è stato pubblicamente paragonato con scherno ai risultati pressoché inesistenti regolarmente ottenuti dalla Nazionale di calcio cinese: tanto fumo e mai un grammo di arrosto.

Prendendo il caso dei Mondiali, la Cina ha partecipato per la prima volta alle qualificazioni nel 1958, venendo subito eliminata dall’Indonesia; si è poi finalmente  qualificata (l’unica volta) alla fase finale del Mondiale 2002, uscendo però al primo turno dopo essere stata sconfitta dal Costa Rica.

Nella classifica mondiale della FIFA, la Cina vanta quale miglior piazzamento il 37º posto del dicembre 1998, mentre il peggiore è  rappresentato dalla 109esima posizione fatta registrare nel marzo 2013. Al momento occupa il 75º posto del ranking internazionale.

Neanche gli Usa vantano una grande tradizione nel gioco del calcio—ma è una disciplina che comincia solo ora a radicarsi nel paese e i risultati perlopiù scarsi ottenuti nelle competizioni internazionali non sorprendono nessuno, tanto meno gli americani.

In Cina, invece—dove la rappresentativa calcistica nazionale è attiva dal 1913—è uno sport molto sentito, e anche il più misero villaggio ha il suo campetto e la sua squadretta.

Incapacità conclamata

L’incapacità calcistica a livello internazionale è estremamente imbarazzante per il Paese e il Governo è stato addirittura costretto a ‘importare’ commissari tecnici stranieri dai paesi più avvezzi alla vittoria come, dall’Italia, Marcello Lippi e, brevemente, Fabio Cannavaro, sperando invano che qualcosa della magia italiana col pallone restasse ‘attaccata’. Invece, niente.

Il perché di tutto ciò è un mistero. Gli atleti cinesi sono di indubbio valore in molti campi—tranne in quello che forse più importa alla massa della popolazione.

Dopo la recente ‘incoronazione’ di Xi Jinping come dominus assoluto e Presidente—a questo punto, presumibilmente ‘a vita’—della Repubblica Popolare Cinese, a Xi manca un solo passo per entrare a pieno titolo nella storia più che millenaria del suo Paese: un decente risultato calcistico…

Nota diplomatica di James Hansen 

Biografia dell’autore:

James Hansen è un ex diplomatico di carriera e giornalista. In Italia dal 1975, dopo aver svolto vari ruoli nel servizio estero americano, è stato vice-console degli Stati Uniti a Napoli, per poi passare al giornalismo. Corrispondente di diverse testate tra cui l’International Herald Tribune e il Daily Telegraph, è stato portavoce di personaggi come De Benedetti e Silvio e alla guida degli uffici stampa di Olivetti, Fininvest e Telecom Italia.
Dopo essere stato direttore editoriale di EAST, il periodico di politica internazionale ed economica edito da Europeye, oggi Hansen è presidente di una società di consulenza di relazioni internazionali, con sede a Milano, Hansen Worldwide, che consiglia importanti società e istituzioni; e dirige la News smart settimanale Nota Diplomatica, un’iziativa editoriale che conta migliaia di abbonati.

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